DALL’INFERNO DI TORCERVARA: VIA DI VANNINA.

Da diversi mesi proviamo a denunciare ed a dare assistenza legale ai migranti di Via di Vannina che, dopo il violentissimo sgombero dell’8 e del 12 Giugno, si sono ritrovati a dover rioccupare un edificio fatiscente.
Ieri siamo ritornati lì, insieme alla clinica mobile sanitaria di Intersos ed ad alcuni attivisti delle Brigate di Solidarietà Attiva – Roma.
Dopo pressioni innumerevoli, finalmente il cumulo di immondizia che si trovava all’entrata dello stabile è stato portato via dall’AMA, tuttavia, le condizioni in cui vivono i migranti presenti rimangono disastrose:
mancanza di luce; un’unico bagno autocostruito per più di 60 persone; presenza di cumuli di amianto e crepe nel soffitto che fanno entrare l’acqua nei giorni di pioggia.
Alcuni di questi ragazzi sono rifugiati; altri attendono il rinnovo del permesso di soggiorno.
Molti sono stati colpiti da quei provvedimenti previsti nel decreto Minniti/Orlando sulla “pubblica sicurezza”,
ribadendo -se ancora ce ne fosse bisogno-. quanto questa normativa folle criminalizzi il povero in quanto tale.
Una doppia beffa:
uno Stato che non solo viene meno ai suoi doveri di tutela dei diritti minimi fondamentali ma li reprime violentemente con misure di polizia vergognose.
Il fine sembra essere proprio quello di farli scomparire.

VIA RAFFAELE COSTI
Siamo sinceri: pensavamo di aver toccato il fondo con le condizioni di abbandono che abbiamo visto in questi mesi in via di Vannina. Pensavamo che non ci potesse essere niente di peggio.
Invece ci sbagliavamo.
Questa città ha dei luoghi che sono dei veri e propri scenari di guerra, dove il benamato “stato di diritto” viene distrutto appena ci metti piede.
Uno di questi è via Raffaele Costi.
In questi giorni abbiamo provato a raccontare quanto successo in quest’occupazione dove vivono insieme famiglie italiane e rumene, anziani e ragazzi rifugiati.
Abbiamo provato a denunciare quanto accaduto il 30 agosto, quando la discarica a cielo aperto che circondava l’edificio ha preso fuoco, interessando anche parte dell’immobile occupato.
Abbiamo provato a descrivere la sofferenza di queste persone, costrette a rioccupare quello stabile anche dopo l’incendio accaduto, perché la soluzione proposta dalla Sala Operativa Sociale di un alloggio temporaneo solo per donne e bambini non è stata accettata da nessuno.
Non è stata accettata per un semplice motivo: questa gente rivendica il fatto che i loro nuclei familiari non vengano divisi. Una pretesa , d’altronde, che trova il sostegno del diritto e del buonsenso.

Intersos, dopo via di Vannina, ha prestato assistenza sanitaria anche a via Costi.
Tanti sono i malati lì presenti.
Malati che non hanno neanche i soldi per comprarsi le medicine.

Tanti sono i bambini di tutte le età ed i colori, molti dei quali vanno a scuola nel quartiere.
Bambini che vivono senza acqua né luce, con una montagna di immondiza attorno.

Ieri, gli occupanti di via Costi hanno dato vita ad un’assemblea per denunciare quanto sta accadendo.
Da anni attendono risposte da amministrazioni municipali e comunali. Da anni sperano di uscire da quell’inferno, reso ancora più invivibile dopo l’incendio accaduto.
Gli occupanti hanno deciso di scrivere una lettera aperta rivolta alle istituzioni di questa città.
Una lettera che però è anche indirizzata a tutta la Roma solidale.
Quella Roma che sappiamo esistere, quella Roma che è stata in questi anni a fianco del Baobab Experience , che oggi è a fianco degli sgomberati di Cinecittà e dei rifugiati di via Curtatone.
Dalla raccolta di beni materiali al sostegno alla battaglia di queste persone, noi intendiamo esserci.

Non abbiamo intenzione di accettare tutto questo.
Non vogliamo vivere in una città che abbandona donne, uomini e bambini nella miseria.
Non lo possiamo fare perché pensiamo che la dignità umana e i diritti fondamentali di ciascuno vadono difesi.
Oggi più che mai.

2017-12-11T16:05:18+00:00