QUESTURA DI ROMA: Le pratiche illegittime che rendono un inferno la vita dei migranti.

Oggi proviamo a raccontarvi la storia di Jamal, un ragazzo di 24  anni nigeriano che da tempo tenta di ottenere un permesso di soggiorno nel nostro Paese.

Jamal arriva a Catania nel 2013 e passa un anno e sei mesi in un Cas, riceve un diniego dalla commissione territoriale sulla sua richiesta di protezione internazionale e, per questo, si rivolge ad un avvocato che svolge il processo di primo grado ed anche l’appello, ancora in corso.

I richiedenti asilo che fanno ricorso contro il diniego della protezione hanno diritto ad ottenere un permesso di soggiorno temporaneo in attesa della sentenza definitiva.

Ed è proprio il caso di Jamal che da mesi si batte per poter ottenere ciò che gli spetta: un documento provvisorio che attesti la sua regolare presenza sul territorio, che gli permetta di lavorare e di non vivere più come un clandestino.

Ma, a quanto pare, in questa città anche ciò che dovrebbe essere una normale procedura diviene un’odissea.

Infatti la Questura di Roma ha da alcuni mesi assunto una prassi che viola completamente la normativa sull’asilo: pretendere come requisito il rinnovo del permesso di soggiorno (anche temporaneo) la RESIDENZA.

Una prassi del tutto illegittima ed a dirlo è una circolare del Ministero degli Interni del 18 Maggio 2015 che ha esplicitamente evidenziato come “l’assenza di iscrizione anagrafica non può rilevare ai fini del rinnovo del permesso di soggiorno” essendo quest’ultimo il “presupposto per l’iscrizione anagrafica e non il contrario”.

Nonostante i nostri tentativi di sottoporre all’attenzione della Questura di Roma l’illegittimità di questa richiesta anche menzionando la suddetta circolare del Ministero, i funzionari hanno continuato a pretendere la residenza appellandosi alla nuova normativa sull’immigrazione.

Peccato che nella legge Minniti/Orlando non si faccia menzione di tale requisito per la richiesta o il rinnovo del permesso.

Richiedere la residenza per il rinnovo  del permesso di soggiorno sottopone il richiedente, in particolar modo se è senza fissa dimora, ad un assurdo gioco dell’oca, fatto di rimpalli tra uffici.

Infatti, dopo la delibera n.31 del Marzo 2017 voluta dalla Giunta Raggi, anche l’ottenimento di una residenza a via Modesta Valenti è diventato una via crucis.

Attualmente un senza fissa dimora per richiedere la residenza fittizia non può più rivolgersi alle associazioni del privato sociale (es. Caritas, Casa dei diritti Sociali)  ma deve far domanda nei singoli Municipi che sovraccaricati di lavoro hanno tempi di attesa devastanti.

Dunque, Jamal che non ha una dimora fissa, già nel novembre dello scorso anno si è dovuto recare presso il IV Municipio ed avviare la procedura per il rilascio della suddetta residenza.

Il primo appuntamento utile per un colloquio con gli assistenti sociali è stato fissato a distanza di due mesi ossia a Gennaio 2018 e comunque non ha portato Jamal ad ottenere la residenza fittizia.

Infatti, l’assistente sociale ha richiesto ad Jamal per poter ottenere la residenza la prova che avesse un appuntamento in questura per il rinnovo del permesso di soggiorno temporaneo.

Peccato, anche qui, che la Questura di Roma prima ha affermato di non rilasciare appuntamenti senza il cambio di residenza salvo poi negare in toto la possibilità di rinnovare il pds per chi  ha una residenza fittizia.

Quindi di fatto oggi Jamal si trova senza residenza e senza rinnovo, pur avendo diritto ad entrambi.

Infatti la Questura di Roma ha deciso non solo di richiedere un requisito (la residenza) non necessario in base alla normativa vigente ma addirittura di non accettare la residenza fittizia per il rinnovo di un permesso di soggiorno temporaneo di un migrante proveniente da altra provincia. Quindi, per capirci, nonostante Jamal sia stato cancellato dai registri anagrafici di Catania nel Marzo del 2016, la nuova residenza a Roma in via Modesta Valenti non sarebbe comunque sufficiente per rinnovare il permesso di soggiorno.

Oltre il danno, la beffa.

Infatti, posto che le Questure non possono richiedere la residenza, quest’ultima in ogni caso rappresenta un diritto soggettivo che deve essere concesso anche se la persona si trova in uno stato di precarietà alloggiativa.

Non a caso, sono state istituite le residenze fittizie per le persone senza fissa dimora che hanno la medesima portata e valore delle “normali” residenze.

Inoltre bisogna tener conto del fatto che l’art 26 della Convenzione di Ginevra prevede che “ciascuno Stato contraente conceda ai rifugiati che soggiornano regolarmente sul territorio il diritto di scegliervi il loro luogo di residenzaed l’art. 6 del T.U. immigrazione precisa che “le iscrizioni e variazioni anagrafiche dello straniero regolarmente soggiornante sono effettuate alle medesime condizioni dei cittadini italiani”.

 

Insomma, Jamal ha diritto ad ottenere un permesso di soggiorno non subordinato al requisito della residenza ed, in ogni caso, ha il diritto di spostarsi liberamente sul territorio nazionale e di effettuare delle variazioni anagrafiche.

Questo è ciò che prevede la normativa nazionale ed internazionale che, a quanto pare, sembra non valere nella Questura della Capitale, dove le vergognose prassi illegittime e difformi sono all’ordine del giorno. Per questo, abbiamo effettuato formale diffida contro la Questura di Roma,che non può continuare ad operare in violazione del diritto e nel  più completo arbitrio.

Ovviamente a  subire i danni di questa sistema sono i centinaia di migranti che vengono ostacolati nell’accesso ad un loro diritto e sono rimbalzati da un ufficio ad un altro.

Stiamo parlando di migranti che, ogni giorno, passano intere nottate davanti alla questure e fanno ore di fila ammassati in condizioni disumane solo per vedersi riconoscere un loro sacrosanto diritto.

Jamal è un ragazzo di vent’anni che, dopo aver passato l’inferno della Libia ed essere sopravvissuto ad un viaggio in mare, vuole solo ricominciare a vivere dignitosamente, trovando un lavoro ed una casa. Tutte cose che gli sono impedite dalla mancanza di un permesso di soggiorno che non gli viene illegittimamente rilasciato.

2018-03-28T00:11:45+00:00