TERREMOTO NEL CATANESE: TRA SCIAME SISMICO E ATTIVITA’ VULCANICA UN NUOVO STATO D’EMERGENZA.

Fonte INGV

La terra torna a tremare nel nostro paese. Alle 03.19 del 26 Dicembre 2018 una scossa di magnitudo 4.8 scala richter ha colpito l’area etnea, già interessata da uno sciame sismico dovuto all’attività del vulcano. L’evento più importante si colloca nell’area etnea, a circa 2 km a N di Viagrande (CT) e Trecastagni (CT), leggermente a Sud Est rispetto alle scosse che si sono verificate nei giorni precendenti sull’Etna. Il terremoto è a 5-6 km dalla costa ed è superficiale con una profondità stimata intorno a 1.2 Km. L’ubicazione dell’evento è molto simile a quella del terremoto del Catanese del 20 febbraio 1818.

LA SCOSSA.

La lontananza dalla zona di localizzazione delle scosse più numerose, consolida il fatto che si è trattata di una scossa isolata, dovuta alla pressione magmatica (durante l’eruzione del vulcano, il magma in movimento genera una pressione maggiore sulle rocce e sulle relative faglie superficiali che comporta la rottura di parte di esse, con conseguente emanazione di energia che genera eventi sismici) e che per tale motivo non puo’ essere direttamente messa in correlazione con lo sciame sismico che da giorni interessa il territorio etneo. Insomma, c’entra il vulcano, ma è un evento che si è verificato in una zona diversa da quella interessata dagli eventi sismici degli ultimi giorni.

Come ogni evento sismico rilevante, i danni sono stati numerosi. Nonostante la non estrema intensità della scossa, l’ipocentro (punto esatto di generazione del sisma) è stato registrato ad appena 1,2 km dalla superficie, motivo per cui la scossa ha generato seri danni in una zona piuttosto limitata (più è profondo l’ipocentro più è vasta la zona colpita anche se cala l’intensità). Dopo il nostro intervento nel terremoto del centro Italia sappiamo bene che varie sono le condizioni che rendono più o meno devastante un sisma (profondità, intensità, morfologia del terreno di profondità e di superficie, tipologia di materiali delle strutture e loro progettazione, ecc.). Di fatto, siamo nuovamente a ripetere che il pericolo maggiore nel nostro paese non sono le scosse ma le case.

Fortunatamente in questo caso non ci sono stati vittime, anche se i danni (seppur in fase di analisi con gli operatori della protezione civile al lavoro) sembrerebbero numerosi.

OLTRE 2000 SEGNALAZIONI DI DANNI.

Sono quasi 2.000 le segnalazioni giunte agli uffici dei sette comuni pedemontani maggiormente interessati dal terremoto di martedì notte. Lo rende noto il Dipartimento Regionale della Protezione Civile, sottolinendo che Acireale con più di 1.000 segnalazioni e Zafferana Etnea con oltre 500 sono i comuni più colpiti, ma anche Aci Catena, Aci Bonaccorsi, Aci Sant’Antonio, Santa Venerina e Viagrande hanno registrato danni.

Fleri, 26 dicembre
(ANSA/ORIETTA SCARDINO)

Il rischio, oltre ai danni riportati dalle lesioni strutturali agli edifici, in molti casi (come sempre d’altronde) è stato elevato anche per il posizionamento degli arredi all’interno delle abitazioni (con pesanti armadi che si sono rovesciati sopra i letti e i relativi inquilini rimasti bloccati).

Da un punto di vista della sismicità storica, nell’area epicentrale attuale si è verificato il 20 febbraio 1818, in posizione molto simile, un terremoto cui è attributa una magnitudo  pari a 6.3 della scala richter. Nell’area le intensità massime per tale evento sono state valutate intorno al IX e IX-X della scala Mercalli (indice che misura da 1 a 10 il livello di danno) in varie località della zona (Aci Sant’Antonio, Aci Santa Lucia, Aci Consolazione, Aci Catena, etc.). Una faglia, insomma, non sconosciuta. Una zona che si sapeva sismica, ma che ha visto, come sempre più spesso ormai accade nel nostro paese, una scarsa informazione e consapevolezza della popolazione, determinata dalla quasi totale assenza nel nostro Paese di vere e proprie politiche indirizzate alla cultura della prevenzione e alla messa in sicurezza del territorio contro i rischi sismici e idro-geologici.

LA CONVENZIONE TRA REGIONE SICILIA E FEDERALBERGHI: PRIMO INTERVENTO PER L’EMERGENZA.

Come primo intervento realizzato per l’emergenza, la Regione Sicilia ha sottoscritto una convenzione con la Federalberghi per sistemare in strutture recettive i circa 600 cittadini la cui casa è stata dichiarata immediatamente inagibile. Come associazione abbiamo già provveduto a inoltrare un accesso agli atti alla Regione Sicilia per poter leggere e conoscere il contenuto di questa convenzione.

E’ fondamentale, infatti, capire il termine previsto da tale convenzione. Come già accaduto nel terremoto del 2016 del centro Italia, lo spostamento degli sfollati all’interno di alberghi deve prevedere, parallelamente, la predisposizione di strutture abitative d’emergenza. La convenzione con gli alberghi, di fatti, è un atto che vincola le attività recettive fino ad un determinato giorno (il vantaggio economico per le attività alberghiere è normalmente inferiore a quello di mercato, ma trovandoci in bassa stagione potrebbe risultare vantaggioso al momento per le strutture). Con l’arrivo dell’alta stagione, ovviamente, gli alberghi potrebbero aver previsto (all’interno della stessa) il termine dell’accordo. In quel caso i cittadini terremotati dovrebbero uscire dalle strutture e, nel caso in cui non siano state predisposte alternative abitative d’emergenza (come successo in molte parti del “Cratere sismico” del centro Italia), rischierebbero di trovarsi per strada.

Fondamentale appare, pertanto, monitorare non solo quali saranno i provvedimenti che verranno emanati per la gestione dell’emergenza (domani, 28 Dicembre 2018, dovrebbe essere emanato lo Stato d’Emergenza con Decreto del Consiglio dei Ministri, autorizzandosi, in questo modo, la gestione e l’emanazione di ordinanze alla Protezione Civile), ma anche essere presenti sul territorio al fine di controllare che le Istituzioni preposte procedano effettivamente a trovare una sistemazione a medio-lungo termine per le 600 persone che al momento non possono ritornare nelle case dichiarate inagibili.

Noi continueremo a monitorare, cercando al contempo di aggiornare la popolazione colpita e chi, al suo fianco, si batte per tutelarne i diritti e le istanze.

 

2018-12-27T16:15:43+00:00